Ora nel vento
Nell'oceano
Dei tuoi desideri repressi
Navigava il tuo credo di madre
Per istinto felina e protettiva.
“ Donna partorirai con gran dolore… “
e lo sapevi quando , per vocazione,
sentivi dentro al tuo ventre
ad ogni parto
i palpiti e gli spasmi
e tu stringevi i denti
senza un lamento piena d’emozione .
Poi ad uno ad uno , col passar degli anni,
ti lasciarono sola per andare
in una terra dove il pane è duro
a fare i vu’ cumprà o gli accattoni
ma tu non lo sapevi.
Nell’ultimo sospiro li chiamasti
come un appello antico, una preghiera,
e in quel momento
non tutti li vedesti al capezzale.
Ora madre senza confini, senza più desideri
tu certamente ascolti
echi dei vu’ cumprà , di quei tuoi figli,
nel vento, nell’azzurro, nella pace
dei tuoi incomunicabili silenzi…
Luciano Somma
Mamma, parola d'amore
Mamma, il tempo chiede asilo
allo stupore delle tue pupille
e l’alfabeto attinge
alla ricchezza dei tuoi vezzeggiativi.
Mamma, tu detieni le chiavi
del sole inesauribile,
anche quando, nuvole di pianto solcano il tuo viso
e la casa sprofonda in una nebbia di silenzio.
Mamma, mi donasti un’ infanzia
di pane fragrante, di acqua di fonte,
di uve passite al sole del sud.
Serbo ancora, intatta, l’innocenza
che in giorni lontani plasmasti con le tue mani
avvezze a scalare montagne di fatica.
Mani abili a cucire cieli
per i nostri aquiloni di fanciulle,
per i nostri saltelli alla campana,
nei meriggi assolati, di controra.
Mamma, riaffiora dal video dei ricordi,
il profumo di mirto dei tuoi bucati,
quel candore di percalle e di vigogna
di cui il mio Dash ultrabianco si vergogna.
Tu sai di ninne-nanne e di carezze
di inverni col braciere e di certezze,
di camiciole di tiepida flanella
per rendermi l’infanzia ancor più bella.
Mamma, sei quell’albero frondoso
che agli affanni della vita dà riposo,
e nulla chiede, nulla per sé spera,
solo un sorriso, solo una preghiera.
Mamma, parola d’amore,
sia se detta dal labbro di un bimbo,
sia se detta da un vecchio che muore.
Quale meravigliosa alchimia il cuore infiamma
ogni volta che un figlio chiama, MAMMA.
Anna Marinelli
A mia madre
Ora che il coro delle coturnici
ti blandisce nel sonno eterno, rotta
felice schiera in fuga verso i clivi
vendemmiati del Mesco, or che la lotta
dei viventi più infuria, se tu cedi
come un'ombra la spoglia
(e non è un'ombra,
o gentile, non è ciò che tu credi)
chi ti proteggerà? La strada sgombra
non è una via, solo due mani, un volto,
quelle mani, quel volto, il gesto d'una
vita che non è un'altra ma se stessa,
solo questo ti pone nell'eliso
folto d'anime e voci in cui tu vivi;
e la domanda che tu lasci è anch'essa
un gesto tuo, all'ombra delle croci.
Di (Eugenio Montale)
Mamma
L'amore vero che di più si sente,
che dentro il cuore è come una gran fiamma,
è uno solo, uno solamente:
l'amore che si sente per la Mamma.
Il nome Mamma, è il nostro pio riparo,
da ragazzetti, fino in sepoltura;
ed è speranza, vita e grande faro:
magico dono di Sacra Natura.
La Mamma è una persona cara e dolce,
che porta pace in questo mondo rìo...
ed è un toccasana, quando molce,
la vita all'uomo, dopo il Sommo Dio.
Mia Madre conta già ottantun'anno
ed è tuttora vispa, qual fanciulla,
sebbene ha conosciuto ogni malanno
d'una vita penosa, scialba e brulla.
E se per caso, d'Ella m'allontano,
assai ci soffro ed in mio cuore bramo:
presto ritorno, le bacio la mano,
e stiamo insieme, come frutto a ramo
Poesia trovata su internet (Autore Sconosciuto)
Mamma
Austere e affrante, quasi presagendo il mistero,
quelle pupille di giorni scomparsi, oggi terse e generose,
ma poi umide e sempre più dolci, nel mio cuore penetrano,
le mie vene lacerano, quasi pruni di biancospino inaridito,
mentre frutici di rosso dolore, d’un rumore cupo,
stormiscono nell’anima.
Assente è il riverbero, disperso nel tempo,
del canto immaturo che salmodiava gioiosi versi,
in cielo librandosi, soddisfatto della tua melodica voce
mentre a casa rientravi la sera.
Ogni cosa è decisa, oggi:
in balia del dolore, le stanche tue membra,
i tuoi ultimi raggi di luna, i tuoi ultimi raggi di sole.
Un libro aperto sono i tuoi occhi privi di parole,
più eloquenti di ogni poesia e percepisco forte il tuo grido,
la tua rabbia, il tuo desiderio di non ceder le armi.
Però, nel consunto velario delle memorie, della mia fanciullezza,
permango tristemente inerme, in quella casa oggi deserta,
dove solo rumore è la quiete,
ma dove il tuo amore, eternamente respira.
Di Mauro Montacchiesi
Nessun commento:
Posta un commento